Il passaggio di Vaia ad Asiago

di Giovambattista Vitali.

 

Il 29 ottobre 2018, oltre ad intense piogge, i monti del triveneto sono stati interessati da venti molto forti ad oltre 120 km/ , con un picco addirittura di 196 km/h.

Il forte vento non è stato generato dalla classica tromba d’aria, che normalmente agisce in modo piuttosto localizzato, ma dall’estesa azione del ciclone mediterraneo “Vaia”. Si è trattato di una profonda depressione transitata il giorno 29 sulle Alpi occidentali, che ha raggiunto un minimo barico eccezionale. L’effetto sui boschi è stato devastante, probabilmente amplificato anche dall’orografia, che ha favorito in molti casi l’innesco di venti di versante (“downslope winds”).

Questo fenomeno avviene quando la massa d’aria, spinta violentemente sui rilievi montuosi, accelera ulteriormente, come l’acqua di un torrente che improvvisamente supera dei massi presenti in alveo. Gli schianti da vento, come molti disturbi naturali, provocano dei danni economici e sono degli importanti fattori di rischio per la popolazione ma, dal punto di vista ecologico, rappresentano un nuovo inizio ed una nuova opportunità per l’ecosistema.

Allo stesso modo un evento come quello verificatesi può essere un’occasione anche per l’uomo.

Superata la fase di emergenza Vaia fornisce l’occasione per adeguare strutture e gestione forestale agli scenari di cambiamento. Infatti, se da un lato dobbiamo riconoscere che con venti che superano i 200 km/h o con lunghi periodi di siccità e temperature elevate (incendi ) è praticamente impossibile evitare danni ai boschi, è però nostra responsabilità lavorare per aumentare la resistenza e la resilienza dei popolamenti forestali a disturbi di minore intensità che, a causa del cambiamento climatico, aumenteranno di frequenza nei prossimi decenni.

Le seguenti fotografie documentano lo stato dei boschi sull’altopiano di Asiago dopo alcuni mesi dall’evento meteorico. A differenza di altre zone colpite queste peccete sono di origine artificiale, con apparati radicali che probabilmente sarebbero entrati in crisi già con venti di 100 Km/h.
In alcune fotografie si può notare la diffusa rinnovazione affermata del faggio che andrà a costituire il nuovo popolamento forestale.

Studio  Terre  & Foreste
Dr.  GiovamBattista  Vitali
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