Recupero conservativo esemplare storico di Acer Negundo

Servizio Infrastrutture e Viabilità, città di Treviglio (BG)

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Durante il 2023, a seguito di un’indagine fitostatica (visiva, densitometrica e tomografica) sull’esemplare storico di Acer negundo dei giardini di via Battisti (id censimento 6.501, coordinate GPS 45.522196, 9.595784), sono stati eseguiti specifici interventi conservativi di recupero e consolidamento.

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L’albero secolare di acero americano può essere tranquillamente considerato un unicum botanico in quanto, sono rarissimi gli esemplari di questa specie che superano gli 80/90 anni (i negundi sono considerati alberi a bassa longevità, mentre l’età stimata del “nostro” è di circa 150 anni; da notizie storiche sembra sia stato piantato da una suora del vicino chiostro a fine Ottocento).

Di notevoli dimensioni (la circonferenza del fusto misura 390 cm, l’altezza 10 metri e  il diametro della chioma 14 metri), in posizione isolato su prato, ha un notevole pregio e valore storico/paesaggistico.

L’albero è ascrivibile alla classe fenologica D-E  caratterizzata dal raggiungimento della dimensione massima della pianta (soggetto che accresce la chioma maggiormente verso l’esterno invece che in altezza), dalla ridotta capacità riproduttiva, dall’eventuale perdita fisiologica di alcune branche e da colonizzazioni da parte di patogeni fungini o insetti saproxilici.

L’acero radica all’interno di un giardino centrale la città, aperto al pubblico h 24, su ampio terreno disponibile permeabile, pianeggiante, inerbito, leggermente compattato e con impianto di irrigazione.

Nel complesso, la zona radicale e del colletto (fatto salvo quanto meglio descritto a seguito) appare nella norma: non sono presenti sintomi riconducibili a una perdita di coesione tra l’apparato radicale e il terreno.

Il colletto è regolarmente allargato, composto da vigorosi contrafforti.

La chioma è naturalmente espansa questo sia per le caratteristiche di specie che per la crescita isolata del soggetto.

Purtroppo, non stupiscono le fitopatie presenti (carie e cavità alle branche principali, alla corona, al fusto e al colletto) e gli sbrancamenti pregressi conseguenti nonché una recente fenditura, di rilevante entità, che dalla corona si estende lungo il fusto.

Il tutto è dovuto sia all’ontogenetica del soggetto ma soprattutto a interventi antropici pregressi che ne hanno irrimediabilmente compromesso la struttura meccanica e in parte quella metabolica (giova ricordare che gli alberi sovra-maturi non dispongono della stessa capacità di reazione degli alberi giovani).

Nel complesso, dopo un approfondito confronto con lo studio professionale incaricato del monitoraggio arboreo e la ditta specializzata delle operazioni di consolidamento, si è deciso di effettuare una leggera potatura di alleggerimento e accorciamento della chioma; la rimozione dei vecchi cavi di consolidamento mal posizionati e obsoleti; la posa di 5 pali speciali di metallo a supporto delle ormai fragili branche principali e una fascia a crick alla corona; lo scoticamento e asporto del tappeto erboso con successivo apporto di uno strato di cippato su tutta la porzione di terreno di proiezione della chioma; la protezione dell’area e dell’albero mediante una staccionata con pali di legno e filo d’acciaio posizionati perimetralmente.

In accordo con Enel, l’intervento è stato integrato con l’ installazione di 3 faretti di illuminazione notturna.

Si è trattato di un intervento dalla duplice valenza: volto, da un lato alla cura e alla conservazione di un importante patrimonio pubblico storico, dall’altro a garantire la sicurezza pubblica.

A tal fine, a lavoro ultimato, è stato eseguito (da tecnico qualificato e certificato QTRA), il valore di rischio, il quale, a fronte dei consolidamenti installati e dell’inibizione antropica dell’area, è (ampiamente) accettabile.

Il Protocollo si inserisce nel quadro normativo definito dalla norma UNI ISO 31000 e costituisce quindi strumento applicativo conforme alla norma per la redazione del Piano di Gestione dei Rischi.

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Nelle immagini sotto: L'esecuzione della tomografia e il risultato del tomogramma (gennaio 2023)
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Nelle due immagini sotto: i tecnici durante le varie operazioni di progetto e consolidamento dell’albero. 
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Nell’immagine sotto: il risultato a fine lavori (settembre 2023) 
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L’intervento è stato giustificato da vari criteri quali:

  • l’età e le dimensioni soprattutto rispetto la specie;
  • l’eccezionalità, la rarità, la particolarità, la rilevanza e l’importanza;
  • la posizione e la particolarità nel portamento e di pregio;
  • la sua valenza ecologica, storica locale e paesaggistica nel contesto (l’albero è fortemente connotato nella cittadinanza).

La finalità è quella di preservarne il suo valore economico, sociale, culturale, storico ed estetico allungandone il più possibile la vita.

 

Il ciclo di vita degli alberi (Fay 1997).

L’immagine sotto riporta i vari stadi di crescita dell’individuo arboreo, caratterizzato da un’elevata vitalità e crescita delle radici (stadio A-B), culminando fino ad un picco di sviluppo della chioma (stadio C-D), calando poi in uno stadio di invecchiamento, nel quale decrescono le attività funzionali e prestazioni meccaniche dell’individuo, data l’iniziale decomposizione del legno, ma privilegiando sempre più comunità di mesofauna (insetti e 15 funghi) (stadio E-F), giungendo infine ad uno stadio irreversibile di declino e morte (stadio G) nel quale si ha il massimo ricircolo dei nutrienti e un massimo contributo in termini ecologici.

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La conservazione degli alberi secolari avviene mediante la comprensione delle loro reali esigenze.

Spesso, l’intervento migliore è “il non fare”. Nel nostro caso, abbiamo cercato il più possibile di favorire i caratteri biotici limitando quelli abiotici.

 

Come definito dell’entomologo Martin Speight (1989), gli alberi secolari, spesso, sono delle megalopoli arboree.

Secondo le linee guida AMI (15/03/2020), il declino di un albero, soprattutto in ambiente antropizzato, è perlopiù riconducibile a modifiche indotte al sito di radicazione (modifica dello status quo, ad esempio, l’installazione di un nuovo impianto di irrigazione; scavi/ferite; passaggio/costipazione; sversamenti; etc)  più che a quelle arrecate alla parte epigea.

Si spera che anche grazie all’intervento realizzato, la cittadinanza sviluppi una ulteriore consapevolezza sull’importanza di conservazione di un bene collettivo di notevole valore.

 

Stima del valore dell’acero negundo

 

Metodo svizzero

Al proposito, volendo utilizzare il pur semplice metodo parametrico per il calcolo del valore ornamentale cosiddetto svizzero,  tenendo conto, ovviamente, degli ambiti soggettivi della valutazione (la percezione e l’importanza che la società attribuisce ad un albero sono varie; si pensi ad esempio, a quanto speso dal Comune di Milano per conservare, seppur temporaneamente, l’esemplare di Quercus rubra di Piazza XXIV Maggio a Milano, circa 100.000€).

Pur con le dovute proporzioni tra il valore oggettivo di un ulivo secolare in centro a Cagliari rispetto ad un negundo in centro a Treviglio, quest’ultimo, seppur condizionato dallo stato meccanico e fitosanitario attuale, secondo la stima “svizzera” risulta di 16.424,80€:

(Pu) * (Ies) * (Ip) * (id)

Pu= 1/10 del valore di mercato un albero avente circonferenze del fusto pari a 10/12cm (83,38€)

Ies= indice estetico/sanitario (considerando l’acero una pianta di media vigoria isolata)

Ip= indice di posizione (centro città)

Id= indice di dimensione massima

N°Albero Specie Pu Ies Ip Id Valore ornamentale
6501 Acer negundo 8,38 € 7 10 28 16.424,80 €

Se a tale importo sommiamo quanto speso dal Comune di Treviglio per i recenti lavori di consolidamento, conservazione e miglioramento ambientale, pari a 7.500,00€, possiamo ritenere un totale di 23.924,80€.

 

Metodo Aretè

Volendo invece calcolare il valore estetico e/o ecologico con il metodo Aretè italiano, il quale tiene conto della specie, dimora, localizzazione, posizione sociale, stadio, vincoli, altezza, diametro fusto e chioma, bersagli, diametro porzioni pericolose il risultato è il seguente: 55.964,00€

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 Metodo iTree

Infine, utilizzando il software itree per il calcolo del valore ecosistemico dell’albero, si è potuto valutare, i benefici economici, ambientali e idrici-idrologici dell’esemplare di acero americano che si riportano sommariamente qui sotto.

I dati provenienti e dislocati sono stati analizzati utilizzando il modello i-Tree Eco sviluppato dal Servizio Forestale degli Stati Uniti, Northern Research Station.

  1. Copertura arborea: 78,54 mq
  2. Specie arborea: Acero negundo
  3. Rimozione dell'inquinamento: 684,7 grammi/anno (4,24€/anno)
  4. Stoccaggio del carbonio: 6.194 tonnellate (995,00€)
  5. Sequestro del carbonio: 16,7 chilogrammi/annuo (2,68€/anno)
  6. Produzione di ossigeno: 44,52 chilogrammi/anno
  7. Deflusso evitato: 716,1 millesimi metri cubi/anno (1,36 €/anno)
  8. Valore a nuovo: 11.300,00€

La produzione di ossigeno è stimata dal sequestro lordo del carbonio e non tiene conto della decomposizione, per cui intesa al netto.

Molti benefici dell'albero equivalgono direttamente alla quantità di superficie fogliare sana della pianta la quale, allo stato attuale ricopre 78,54 mq .

La rimozione dell'inquinamento da parte dell’acero è stata stimata utilizzando i dati sul campo e i recenti dati disponibili sull'inquinamento e sulle condizioni meteorologiche.

La produzione di ossigeno è uno dei benefici più comunemente citati degli alberi urbani. La produzione annuale di ossigeno di un albero è direttamente correlata alla quantità di carbonio sequestrato dall'albero, che è legata all'accumulo di biomassa arborea.

In tutta onestà, và però fatto presente il fatto che il beneficio del nostro acero è relativamente insignificante a causa della grande e stabile quantità di ossigeno nell'atmosfera e derivante dalla produzione dei sistemi acquatici.

Un albero storico come l’esemplare in questione ha più un valore storico/sociale che ambientale vero e proprio.