Una quercia sotto esame

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Abbiamo documentato le prove tecniche eseguite sulla roverella che sostiene la “casa sull’albero” più grande d’Europa, gioiello di un agriturismo nei pressi del Lago di Bolsena. Esame superato con 30 e lode.

Quando nel 1999 Renzo Stucchi lasciò il mondo dell’alta moda per acquistare quaranta ettari di campagna nel Viterbese, rimase affascinato da una grande roverella (Quercus pubescens) isolata in un campo di grano. Era lì, armonica, rotonda, alta 26 metri, potente e forzuta come solo le querce sanno essere. «L’azienda agricola, che già allora si chiamava La Piantata per il patrimonio arboreo che comprendeva tra l’altro 1.800 olivi, era abbandonata da molti anni, rimetterla a posto sarebbe stato troppo oneroso.

Con mia moglie Rosella abbiamo deciso di trasformare la proprietà in un agriturismo, restaurando innanzitutto il vecchio casale di fine Settecento», racconta Renzo Stucchi. Mancava però qualcosa per rendere speciale il soggiorno dei clienti e osservando la grande quercia è nata l’idea: perché non realizzare il sogno di tutti, creare una casa sull’albero dove poter abitare? Non certo una capanna per i giochi dei

bambini ma, data la situazione, una vera suite, la Suite Bleue: 44 metri quadrati a 8 metri da terra, la più grande casa sull’albero d’Europa. Nel progetto è stato coinvolto Alain Laurens (www.la-cabane-perchee.com), l’architetto francese autore di oltre 350 “case sospese”, diverse tra loro e inserite tra i rami senza infiggere un solo chiodo nella pianta. A disposizione degli ospiti dal 2006, la Suite Bleue ha riscosso un successo insperato. Oggi la cosa più importante per il proprietario è verificare periodicamente la stabilità e la sicurezza dell’albero.

Per questo, almeno due volte all’anno, Renzo Stucchi consulta Mario Chiapparini, titolare di Arbotech, azienda specializzata in diagnosi e interventi su grandi esemplari.

Gardenia ha documentato passo dopo passo gli esami che sono stati eseguiti pochi mesi fa. A una prima indagine della chioma, l’albero è apparso in buone condizioni: foglie sane, pochissimi seccumi, buona densità di vegetazione, assenza di attacchi parassitari. «Il punto debole delle querce però è in genere l’apparato radicale, e la stabilità può essere valutata solo con il SIM, Static Integrated Method, un sistema che valuta la resistenza alla rottura e allo sradicamento di un albero sottoposto a trazione», spiega il tecnico.

 

Radici forti, pianta stabile


La prova consiste nel collegare, con una fune e una fascia di poliestere, una branca della parte medio-alta della chioma a un punto di ancoraggio, come un altro grosso albero o un trattore. Alla base della pianta viene poi applicato un inclinometro, ovvero una livella elettronica in grado di misurare valori infinitesimali di inclinazione del tronco. Con un paranco manuale si applica una trazione specifica, calcolata da un computer per quella determinata pianta e quella chioma. Il sistema ha un tempo di esecuzione piuttosto lungo: la quercia è stata sottoposta a sforzo per circa due ore e i risultati sono stati ottimali.

Nel secondo esame, che ha coinvolto ancora l’apparato radicale, un apparecchio che misura la resistenza elettrica è stato applicato ai contrafforti, ovvero i grossi cordoni radicali che segnano il punto di passaggio tra radici e tronco. I valori ottenuti riflettono la concentrazione di sali nei tessuti e quindi la vitalità di questi ultimi.

«Questo esame è importante, perché valutare lo stato di salute dei contrafforti, che concorrono in larga misura alla stabilità della pianta, significa essere più tranquilli», afferma Mario Chiapparini.

 

Dalle radici al tronco


Verificato lo stato soddisfacente dell’apparato radicale, il tecnico è passato a esaminare il fusto con una tomografia sonica, prova che serve a valutare, con l’emissione di impulsi sonici e ultrasonici all’interno del tronco, l’eventuale presenza di carie o cavità che vengono registrate su un monitor. Nel caso siano evidenziate anomalie, è bene integrare la tomografia sonica con un’ulteriore indagine più approfondita, ovvero la prova del microdensitometro, uno strumento molto sensibile che registra le variazioni di densità che incontra una sottilissima punta fatta penetrare per 50-70 centimetri nel tronco.

 

di Maria Cristina ZaZa
foto di daniele Cavadini