Qualità del suolo nelle nuove piantagioni

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Qualità e quantità di suolo riescono, spesso, a decidere quanto e come possa vivere un albero in città.

In molti casi è il progettista dell’opera verde il responsabile dei problemi cronici che l’alberatura soffrirà nel tempo e che si manifestano con mancati attecchimenti, fallanze, handicap di crescita, accorciamento del ciclo vitale della pianta. La committenza pubblica deve tutelarsi contro gli errori progettuali pretendendo la certificazione agronomica delle piantagioni.

Le alberature delle nostre città vivono problemi ambientali che il verde dei boschi e della campagna nemmeno potrebbero immaginare: reti tecnologiche interrate, impermeabilizzazioni del suolo, urti di autoveicoli, potature dissennate, stress idrici nei periodi asciutti e ristagni d’acqua in quelli piovosi, attacchi parassitari…

Il verde urbano in generale, e le alberature stradali in modo speciale, vivono però nei problemi del suolo e del sottosuolo i travagli chimico-fisici più gravi e insormontabili.

Recenti statistiche hanno dimostrato come, nel 45% dei casi di deperimento precoce delle alberature urbane, il fattore che determina la moria precoce o la tristezza vegetativa del verde in città sia la cattiva qualità agraria del suolo.

L’altro 55% di responsabilità è da dividersi in parti uguali tra la cattiva qualità della fornitura vegetale e l’inadeguata manutenzione nel 1° anno di vita della piantagione.

Le parassitosi da debolezza diventano poi i fattori complementari che spengono le nuove piantagioni cittadine che ogni anno vengono inserite nelle aree a verde pubblico senza un’adeguata preparazione agronomica.

La preparazione del suolo alla piantagione diventa allora elemento chiave per garantire al meglio la prima fase di vita del nuovo albero in città: l’attecchimento.

L’attecchimento è legato a tre fattori decisivi:

  • qualità della fornitura vegetale
  • qualità di suolo messo a disposizione
  • qualità delle irrigazioni e dei diserbi nel 1° anno di piantagione

Una lettura di questa statistica può dare informazioni interessanti in quanto molte volte le morie da siccità del primo anno, a parità di irrigazioni programmate, potrebbero essere ridotte o eliminate rispettando al meglio la qualità agraria del suolo fornito alla piantagione.

Che qualità ordinarie dovrebbe avere un suolo fornito alle piantagioni in città?

La qualità del verde urbano deve poggiare sicuramente su fattori estetici e architettonici ma quando le esigenze agronomiche non vengono rispettate ecco che ogni realizzazione si trasforma in un vero fallimento con morie anticipate e tristezza della vegetazione.

Il progettista del verde urbano deve essere quindi un tecnico di consolidate basi agronomiche o quantomeno essere dotato di un supporto esperto in pedologia.

Senza questa componente il verde rischia di essere bello solo sulla carta per poi entrare in deperimento cronico una volta realizzato.

Il progetto deve disporre della caratterizzazione qualitativa della fornitura vivaistica e, in primo luogo, delle specifiche pedologiche della piantagione.

Quando il progettista non le conosce ecco che il progetto perde uno dei suoi pilastri portanti.

Da qui il danno economico sull’opera a verde, con morie e tristezza vegetativa delle piantagioni.

L’albero, che sia in città, in campagna o in un bosco, resta sempre un albero, con la chioma esposta all’aria e le radici che nel suolo cercano l’ancoraggio, il nutrimento minerale e l’acqua.

In città, soprattutto nei viali, molto spesso i progettisti del verde dimenticano (o non conoscono) questi aspetti tecnici di valore assoluto e imprescindibile.

Per un verde pubblico di qualità e durata spetta allora all’amministratore comunale far rispettare con attenzione questa esigenza.

 

Cosa pretendere dal progettista


Quando un’amministrazione comunale affronta una nuova creazione di verde pubblico può pretendere dal progettista un certificato analitico che attesti l’idoneità chimico-agraria del suolo.

Quando un’opera a verde interessa un terreno autoctono già di natura agraria (es: un prato naturale o un vecchio giardino da riqualificare) possono essere sufficienti per la valutazione pochi parametri quali il pH, il calcare attivo, la sostanza organica, le quote di sabbia, limo, argilla.

Quando invece il verde deve essere creato su un suolo riportato (magari da uno sbancamento di origine sconosciuta) ecco che diventano necessari anche altri parametri chimici quali le quote in azoto, potassio, fosforo, calcio, magnesio e sodio.

L’analisi costa un centinaio di euro e, una volta interpretata, permette tutte le eventuali correzioni chimiche capaci di migliorare la fertilità del suolo.

Nei prezziari delle opere a verde esistono riferimenti non molto precisi sulle qualità delle forniture di terra agraria.

Con una semplice analisi del terreno ogni dubbio capace di mandare in deperimento le nuove piantagioni viene però risolto.

Un’ultima nota: l’analisi deve essere sempre interpretata e firmata, con timbro tondo dell’Albo, dal responsabile del procedimento.

 

Fiorenzo Pandini – dottore agronomo, Brescia
fpandini@studiopandini.it

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