Tra le fronde della quercia

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Abbiamo documentato gli interventi di consolidamento dei rami di Quercus petraea, una rovere di 400 anni che svetta, in buona salute e bellezza, sul Parco Giardino Sigurtà.

Erano gli anni Cinquanta quando Carlo Giuseppe Sigurtà portava in giro il nipotino sulla sua Fiat 600 Jolly da spiaggia: senza tetto, senza portiere e con i sedili di vimini. La meta però non era il litorale, ma la “grande quercia” del parco acquistato dalla famiglia nel 1941. Arrivati vicino al tronco, il nonno guardava la chioma da sotto in su e mormorava: «Sembra la cupola di una cattedrale, ma è sorretta da un solo pilastro». La matriarca, una splendida rovere (Quercus petraea) che allora aveva 350 anni, era diventata l’emblema della proprietà, tanto da essere raffigurata sullo stemma familiare dei conti Sigurtà.

Oggi, con i suoi 27 metri di altezza, 6 di circonferenza del tronco e 860 metri quadrati di proiezione della chioma, è ancora il simbolo del parco-giardino. E nonostante stia per compiere circa 400 anni, è tuttora in buone condizioni: il fogliame è folto e di colore verde intenso, i rami armonici e ben distribuiti.

Il merito non è soltanto del buon corredo cromosomico dell’albero: già dieci anni fa Giuseppe Sigurtà, oggi responsabile assieme alla sorella Magda del parco che porta il loro nome, si rivolse a Mario Chiapparini, titolare di Arbotech, azienda specializzata in interventi delicati su grandi esemplari.

Il fitopatologo all’epoca era intervenuto con qualche taglio del seccume, ma a distanza di tempo è stato necessario stabilizzare la chioma per evitare rotture in caso di vento, forti piogge o nevicate, tanto più che la quercia è isolata, non protetta da altri alberi. I cedimenti, poco prevedibili, in genere avvengono nei punti sensibili, per esempio in corrispondenza di monconi rimasti da rotture pregresse dei rami e inglobati con il tempo dalla corteccia: all’esterno la superficie appare liscia, mentre all’interno i tessuti sono interrotti e fragili.

«L’operazione ha avuto lo scopo di mettere in sicurezza la chioma della pianta, ovvero collegare tra loro le branche appesantite da molti rami secondari e da una vegetazione rigogliosa», spiega Chiapparini.

«Alla fine la parte aerea è risultata armonica, solida ma libera di muoversi sotto gli stimoli del vento».

Prima fase, ripulitura


A inizio intervento due climbers, Marco Fappani e Graziano Gardumi si sono arrampicati sulle parti più alte della chioma per individuare i rami secchi e pericolanti, mentre da terra venivano indicati loro quelli eccessivamente fuori sagoma. I tagli sui rami vivi vanno eseguiti nel punto giusto, rispettando i tessuti destinati alla futura cicatrizzazione, senza lasciare monconi inutili che finirebbero per essere invasi dai parassiti.

Le branche di diametro maggiore tagliate sono state legate e calate lentamente per evitare che, rovinando a terra, potessero danneggiare la vegetazione sottostante.

 

Seconda fase, consolidamento


I rami della quercia da stabilizzare erano una ventina: Mario Chiapparini assieme ai suoi tecnici ha iniziato a operare da quelli più alti, di diametro inferiore, avvolgendoli in corrispondenza di una biforcazione con fasce di materiale sintetico alte 5-6 centimetri e collegandoli tra loro con funi di poliestere, specifiche allo scopo.

Per le branche di diametro maggiore al posto delle funi sono stati utilizzati cavi di acciaio di 1 centimetro di diametro: «Le funi di poliestere possono allungarsi sino al venti per cento della loro lunghezza », spiega il tecnico, «di conseguenza i grossi rami, che non sono elastici, potrebbero spezzarsi in seguito a folate di vento improvvise e intense. Ecco perché uso l’acciaio per i rami più vecchi».

Funi e cavi sono stati lasciati leggermente laschi, per consentire alla pianta di muoversi. Ogni anno sarà necessario controllare tutto il sistema per verificare che le fasce non stringano e non ci siano ferite sulla corteccia. La chioma potrà così crescere liberamente e la pianta sarà del tutto sicura, visto che un ramo spezzato da un evento eccezionale non può cadere a terra, ma resterà legato e sospeso sino all’arrivo di un operatore. E, meraviglia, cavi e funi risultano invisibili a chi osserva la chioma anche a pochi metri di distanza.

 

Botanica e spettacolo al Parco Giardino Sigurtà


I fratelli Magda e Giuseppe Sigurtà gestiscono il Parco Giardino di Valeggio sul Mincio (Verona), considerato uno dei più interessanti giardini aperti al pubblico. Esteso su 600mila metri quadrati, comprende boschi centenari, laghetti con pesci tropicali, una fattoria didattica, 20 chilometri di viali, grandi prati, bossi potati in forme scultoree e fioriture spettacolari. «Quest’anno abbiamo predisposto la fioritura di oltre un milione di tulipani, piantati in 60 aiuole e lungo un viale di 600 metri», dice Giuseppe Sigurtà.

Lo spettacolo, chiamato “Tulipomania”, tra varietà precoci e tardive durerà da metà marzo a fine aprile: per poterne godere in ogni sua fase è stato messo a punto un abbonamento, al costo di 15 euro per gli adulti e 10 per i ragazzi, da acquistare su www.shop.sigurta.it, che consente di entrare un numero illimitato di volte dall’11 marzo al 30 aprile. È stato inoltre inaugurato il labirinto multisoluzione: esteso su 2.500 metri quadrati, contiene siepi mobili per mostrare aspetti sempre diversi al visitatore. Infine segnaliamo l’evento Demogarden: dal 22 al 24 settembre le aziende leader nel mercato della motocoltura metteranno a disposizione di professionisti e hobbisti prodotti e macchinari da provare sul campo.

Il Parco sarà aperto dall’11 marzo al 4 novembre, tutti i giorni, dalle 9 alle 18 (alle 17 nei mesi di marzo e ottobre).

L’ingresso costa 12 € per gli adulti, 6 per i ragazzi di età compresa tra 5 e 14 anni, 8,50 € per gli anziani, mentre è gratuito per i bambini fino a 4 anni di età.

 

Parco Giardino Sigurtà: via Cavour 1,
37067 Valeggio sul Mincio (Verona),
tel. 045 6371033, www.sigurta.it

di Maria Cristina ZaZa
foto di daniele Cavadini