Speciale emergenza tignola delle palme (Paysandisia)

EMERGENZA PALME

Sono ormai  diffusi i  rinvenimenti di Paysandisia  archon nelle palme della costa gardesana.
La  difesa  è  difficile  e  richiede  perfetta  conoscenza della biologia delle palme, del parassita e della fitoiatria.

La lotta all'insetto è obbligatoria per  legge  come  da Decreto  del MIPAAF del  07/09/2009  in recepimento  della  Direttiva  2 009/7/CE della  Commissione  del  10  febbraio 2009,  che  modifica  gli  allegati  I, II,  IV  e  V  del  Decreto  Legislativo 19  agosto  2005,  n.  214,  inserendo dell’allegato II, parte A, sezione II: “organismi nocivi di cui deve essere  vietata  l'introduzione  e  la  diffusione  in  tutti  gli  stati  membri se  presenti  su  determinati vegetali o prodotti vegetali”, alla lettera a) punto 10, la Paysandisia archon.

Paysandisia archon (Burmeister, 1880)
Grande tignola delle palme

Identificazione


Paysandisia    archon è    un    lepidottero fitofago    parassita e rappresenta  una  terribile  minaccia  per  le  palme  ornamentali dei nostri parchi e giardini.
Le   specie aggredite appartengono ai   generi Washingtonia, Trachycarpus,  Chamaerops, Butia,  Latania,  Sabal,  Trithrinax. Meno aggredite le specie del genere Phoenix.

Diffusione


L'insetto proviene dalle foreste del Sud-America.
In  Europa è  stato  rinvenuto in  Spagna  nel  2001, Francia  e Isole Baleari  nel  2003,  Olanda  nel  2006. In  Italia i  primi rinvenimenti sono  stati  fatti  sulle  palme  del lungomare  di  Salerno  nel  2002,  in Toscana e Marche nel 2003, in Sicilia nel 2004.
Oggi  la  specie  è  da  considerare diffusa in  tutto  il  territorio  nazionale. Nel  bresciano  è  stata  rinvenuta  a Padenghe sul  Garda e  Bogliaco  nel 2013 e  oggi  è  diffusa in  tutta  la  costa  gardesana con  danni  enormi al popolamento di palme di parchi e giardini.

Biologia


Nella  nostra  zona  non  si  ha  certezza  sulla  durata  del  ciclo,  che  si  compie  invece  in  1  anno  nelle  zone  calde  di origine. Non si esclude perciò che i nostri inverni possano allungare il ciclo biologico fino a 2 anni. La femmina depone un centinaio di uova, in gruppetti di non più di 6-8 uova, alla base del rachide fogliare o sul germoglio apicale(lo stipite)nei 3 mesi estivi. Le uova schiudono in 2 settimane.
La  larva  neonata,  di  colore  rosato, è  lunga pochi millimetri,  ha  6 corte  zampe  toraciche  e una  decina  di pseudozampe addominali. Subito dopo la nascita, le larve penetrano lo stipite rodendone le foglie.
Lo svernamento avviene allo stadio di larva che, nella primavera successiva, si incrisalida in un bozzolo di fibre vegetali, escrementi e seta.

Danni


Molto  spesso  la  pianta aggredita non  rivela  sintomi identificativi ma    mostra uno    stato    generale    di sofferenza,  con  foglie clorotiche,  deboli,  ritorte e fin anche rinsecchite.
Il controllo fitosanitario va   fatto  in  autunno perché permette di rilevare  le larve all'interno delle piante, mentre  in  tarda  primavera  o  in estate  si rinvengono solo i bozzoli vuoti degli sfarfallamenti.
Sezionando   i   rachidi   fogliari è   possibile   vedere le gallerie scavate dalle larve.
Il  danno  causato  da Paysandisia archon può  essere  più o  meno  grave  in  funzione  del numero  di  larve  presenti nella “testa”della palma.
I danni maggiori li rileviamo su Chamaerops humilise su Trachycarpus fortunei, dove le infestazioni pesanti, con 6-8 larve, uccidono una pianta in 2-3 anni.
Su Phoenix canariensis la mortalità invece è più bassa e, nel  90%  dei  casi,  la  pianta  riesce  a  sopravvivere  anche se con evidenti segni di danno o di deperimento.

Difesa


L'identificazione degli  attacchi è  difficoltosa perché la stessa  manifestazione  può  venire  da  altri  insetti,  come il punteruolo (che  però preferisce le  specie  del  genere Phoenix) come anche   da   micosi   dello   stipite che provocano “marciumi”.
Ci   riferiamo   a Fusarium e Rhizoctonia,   agenti   di marciume dello stipite che però non mostra rosure.
La difesa fitoiatrica  è  difficile, perché la  larva  vive  nel fusto   della   pianta   e non   è perciò assolutamente raggiungibile dagli insetticidi irrorati sulle chiome.
Siccome l’infestazione si localizza all'interno dello  stipite o nei  piccioli  fogliari del  germoglio  non  ancora aperto, le irrorazioni esterne sono del tutto inefficaci.
Dovendo raggiungere l’apice del fusto risulta necessario applicare insetticidi sistemici capaci di raggiungere la “testa”della palma.
L’applicazione può essere fatta con palo iniettore nel suolo, nel metro quadro basale della pianta perché, come in tutte le monocotiledoni, il  suo apparato radicale fascicolato è espanso entro un raggio di 50-60 cm dall'asse del  fusto. Buoni  risultati  vengono  invece  dalle  iniezioni endoxilematiche, avendo  cura  di  applicare  l’iniezione nella zona centrale del fusto, in piena estate, utilizzando insetticidi sistemici attivi contro i lepidotteri.
Alta   efficienza   abbattente   viene   da   principi   attivi   quali Thiaclorpid, Emamectina benzoato, Abamectina, Thiamethoxam. Meno efficace Imidacloprid.
Buoni  risultati  nella lotta  biologica sono  stati  conseguiti  nel  2016  dal  Dott.  Stucchi grazie  ai nematodi entomoparassiti del genere Sternermena applicati a fine estate nelle zone di inserimento del fogliame.
L’inoculo va fatto con una lancia collegata ad una botte irrigando la“testa” della palma, a fine settembre nelle nostre zone e un mese dopo nell'Italia meridionale.
Minore  efficacia hanno  mostratole  applicazioni  primaverili; addirittura  fallimentari  sono state le  applicazioni invernali dei nematodi nelle nostre zone come anche quelle in piena estate nel meridione.
Le  piante  morte  o  deperenti  per  la  presenza  della  Paysandisia  vanno  tagliate,  trinciate  e  bruciate  come  da disposizioni di legge e il suo rinvenimento va comunicato agli agronomi del Servizio Fitosanitario Regionale.

Aprile 2017

Fiorenzo Pandini

STUDIO AGRON

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