Rischio di schianto di un albero

Penso sia un dato comune a tutti che il verde urbano è un verde artificiale, pertanto vive male, costa molto, dura poco…e può creare danni. Da una statistica della Regione Lombardia di qualche anno fa è emerso che meno del 10% dei Comuni lombardi tiene sotto controllo le alberature della propria città.

I controlli sugli alberi sono a tutela del cittadino ma anche della tranquillità degli amministratori pubblici. La legge, infatti, attribuisce al custode del verde pubblico le responsabilità civili e penali in caso di sinistri di questo tipo.

Le condanne a carico del “custode” dell’albero non scusano mai l’incapacità tecnica di un ente pubblico che non ha rilevato i segnali di handicap di un albero.

Cosa fare per gestire gli alberi in sicurezza


La valutazione della stabilità di un albero prevede diverse fasi di approccio definite dal protocollo internazionale VTA (Visual Tree Assessment - Mattheck & Breloer,1994).

1. Il primo passo è di tipo esclusivamente visivo e non comporta, quindi, l’uso di strumentazioni o analisi di laboratorio. L’agronomo osserva la chioma, i rami, il fusto, il colletto e la zona radicale. Se non si riscontrano segnali preoccupanti, l’esame è terminato.

2. Se, invece, vengono riscontrati sintomi di difetti, essi vengono esaminati per mezzo di un’indagine strumentale più approfondita. Gli strumenti a disposizione del tecnico sono molti; il più diffuso è il resistograph, strumento che permette di ottenere un grafico rappresentativo dello stato interno della struttura dell’albero. Sostanzialmente il resistograph permette di dimensionare lo spessore della parete residua. Come fattore di sicurezza è assunto il valore t / R maggiore od uguale a 0,3. Se inferiore l’albero va abbattuto.

Al termine degli esami, visivi e/o strumentali, l’agronomo ha la grande responsabilità di attribuire all’albero una classe di rischio VTA.

CLASSE A - RISCHIO TRASCURABILE. RICONTROLLARE TRA 5 ANNI

CLASSE B - RISCHIO BASSO. RICONTROLLARE TRA 4 ANNI

CLASSE C - RISCHIO MODERATO. RICONTROLLARE TRA 2 ANNI

CLASSE CD - RISCHIO ELEVATO. ESEGUIRE IMMEDIATAMENTE - PRESCRIZIONI OPERATIVE. RICONTROLLARE TRA 1 ANNO

CLASSE D - RISCHIO ESTREMO, ABBATTERE

Carie e cavità non significano necessariamente “albero da abbattere”. In questo senso sono fondamentali le conoscenze specialistiche di fitopatologia, fisiologia vegetale e biomeccanica.

Le analisi vanno infatti correttamente interpretate con lo stesso puntiglio e professionalità del medico che affronta la lettura di un’ecografia o di una radiografia.

Nel settore dell’arboricoltura urbana, purtroppo, molto spesso in questo senso si hanno lacune o sovrapposizioni di competenze molto pericolose.

Lo schianto di un albero in città è un evento poco frequente ma spesso dannoso.

Le cronache riportano eventi luttuosi: l’ultimo pochi giorni fa a Padova.

Quando si verifica un evento del genere, nasce spontaneo domandarsi se esiste la possibilità di prevederlo.

Esso infatti è il primo dovere del custode del verde, pubblico o privato che sia.

Quali sono le possibili cause dello schianto di un albero?


1. cause imprevedibili (una tromba d’aria, una grossa nevicata, un fulmine). Contro queste c’è poco da fare

Corsico (MI). Tromba d’aria estate 2010                                                                          MI2. Segrate (MI). Tromba d’aria estate 2010

2. cause prevedibili. Su queste, il custode del verde deve intervenire.

In linea generale possiamo suddividerle in:

a) PARASSITOSI DEL LEGNO

a.1 Cause Vegetali (carie fungine)                               a.2 Cause Animali (insetti lignivori)

b) DIFETTI MORFOLOGICI DI CRESCITA (radici strozzanti, branche coodominanti a corteccia inclusa, doppio cimale, etc…)

c) DANNI ANTROPICI (errate potature, scavi alle radici, errori progettuali, etc)

a.1 Cause vegetali

Le carie fungine del legno

Le micosi del legno hanno una grande responsabilità, poiché attaccano i tessuti meccanici delle radici, del colletto, del tronco e della chioma.

Ricordiamo che la struttura di un albero è composta da lignina e cellulosa

Esistono due tipi di carie fungine

Carie bianca (la più diffusa)

I funghi che degradano la lignina. Trasformano il legno in una massa fibrosa e spugnosa priva di tenacità

Carie bruna

I funghi che degradano la cellulosa. Fanno perdere al legno la flessibilità rendendo il legno friabile come un “biscotto”

Il risultato della loro azione è comunque sempre la degradazione del legno che perde portanza.

Tutti questi patogeni hanno una diffusione nell’albero lenta, capace di protrarsi anche per 10-20 anni prima di manifestare esteriormente la loro azione.

Bisogna precisare che, difficilmente, soggetti sani, manifestano carie.

Contro le carie del legno non esistono cure ma solo prevenzione che vedremo meglio a seguito.

a.2 Cause animali

Gli insetti del legno

Alcuni insetti attaccano il legno degli alberi delle nostre città indebolendone la portanza e predisponendoli allo schianto. Anche per gli insetti vale quanto detto precedentemente per le carie, ovvero, difficilmente riescono ad attaccare alberi sani.

Esempio di schianto a causa di rodilegno. Quercia parco villa Daccò, Comune di Gessate. Milano

Particolare delle uova di rodilegno rinvenute al colletto
Adulto di Cossus Cossus
Prima dello schianto (maggio 2012), l’esemplare, a seguito di VTA strumentale, era stato classificato in classe CD; purtroppo non si è fatto in tempo ad intervenire (l’esemplare era da capitozzare).

L’albero si è schiantato pochi giorni dopo la perizia, fortunatamente senza provocare danni.

b) Difetti morfologici di crescita

Le statistiche riportano schianti integrali (al piede) o parziali (fratture della chioma) causate da debolezze strutturali di natura morfologica.

In questi casi la rottura è causata da difetti di crescita di origine genetica o antropica.

I difetti morfologici più frequenti riguardano le strozzature basali del tronco per radici strozzanti o le zone di compressione tra due branche a corteccia inclusa.

c) Danni antropici

Più della 50% dei crolli degli alberi dei viali cittadini vede come responsabilità primaria un danno antropico iniziale.

Il danno antropico è quel danno causato dall’uomo a scapito dell’integrità della portanza di un albero.

Danni di questo tipo si hanno frequentemente lungo le strade urbane in occasione degli scavi per la posa delle reti tecnologiche, del rifacimenti del manto stradale, degli scavi in generale.

Il danno consiste, nell’immediato, nella riduzione dell’ancoraggio dell’albero, e, nel lungo periodo, nello instaurarsi di agenti patogeni animali e/o vegetali.

Gli schianti immediati di un soggetto “danneggiato” sono molto rari. Solitamente lo schianto avviene anche dopo 5-10-15 anni dal danno iniziale.

E’ importante ricordare che le carie fungine, quasi sempre, riescono a insediarsi nell’albero a causa di:

  • ferite da potature errate, da scavi alle radici, da urti meccanici
  • un indebolimento del soggetto arboreo per eccessivo riporto di terra al colletto radicale, per stress dovuto ad es. ad una forte siccità, per un forte attacco parassitario

Questo per dire quanto carie e azione antropica siano strettamente collegati.

Altro tipo di schianti originati da danni antropici si hanno nella chioma.

In questi casi la frattura interessa le grosse branche ovvero il castello della chioma indeboliti dai marciumi del legno penetrati dai grossi tagli inferti da pesanti potature a capitozzo eseguite in passato.

Una potatura scorretta apre la via all’infezione di funghi.

Molti crolli di grosse branche che avvengono nei punti cariati della chioma sono riconducibili a potature scorrette eseguite 10-20 anni prima.

Conclusioni


Partendo dal presupposto che l’ultima cosa che vorrebbe un addetto ai lavori e un amministratore pubblico, sarebbe quella di dover tagliare un albero, una premessa tecnica fondamentale riguarda l’oggettività tecnica delle valutazioni conseguenti ai rilievi.

Anche se, apparentemente, alcune conclusioni tecniche possono sembrare “distruttive” all’occhio del non esperto, così non è nella realtà agronomica.

Sotto l’aspetto tecnico, il fondamento del lavoro risulta essere proprio la valorizzazione del patrimonio arboreo “possibile e sostenibile” e per raggiungere questo, uno dei prezzi da pagare diventa spesso l’eliminazione di alcuni alberi irrecuperabili, pericolosi o pericolanti.

Il lavoro svolto dovrebbe quindi tradursi nel supporto migliore per la riqualificazione, il risanamento, la valorizzazione del patrimonio arboreo con lo scopo di predisporre, nel migliore dei modi, lo sviluppo dei prossimi decenni.

Conviene ricordare, in ultima analisi, come alcune forme di protezionismo estremo verso gli esemplari vivi ma con gravi difetti statici, possano solo creare danni.

Gli interventi prescritti, non devono essere visti come operazioni distruttive, bensì come manovre per una corretta coltura del verde finalizzata ad una giusta conservazione e gestione del patrimonio arboreo.

…………penso sarete tutti d’accordo nel dire che sarebbe meglio se il ns verde cittadino

vivesse meglio, costasse meno, durasse di più e non creasse danni……………….

Studio Pandini